Come investitore che una volta considerava la Nigeria una potenziale destinazione d'investimento, mi trovo sempre più scettico. Permettetemi di spiegare perché.
In primo luogo, è sconcertante assistere all'uomo nero più ricco del mondo, Aliko Dangote, che affronta sfide stimolanti e ridicoli nel suo paese. Mentre altre nazioni come la Cina e l'America minano milionari e miliardari, la Nigeria sembra produrre povertà piuttosto che prosperità.
Tinubu e i suoi collaboratori gestiscono il paese e il loro record non ispira fiducia. Dangote, nonostante la sua immensa ricchezza, non è il mio miliardario ideale. Il suo monopolio e il suo patronato dal 1999 sollevano le sopracciglia. Ma la questione va oltre le preferenze personali.
La raffineria Dangote, un progetto di infrastrutture energetiche critiche, si trova di fronte agli sforzi di demarketing organizzati dal governo nigeriano. Questo non è solo un sabotaggio, è una minaccia per la sicurezza nazionale. La sicurezza energetica è importante per ogni nazione, eppure l'autorità di regolamentazione nigeriana accusa la televisione senza responsabilità.
La mancanza di serietà del governo di Bola Tinubu riguardo agli investimenti esteri diretti (FDI) riguarda. Con un'autorità di regolamentazione del genere, gli investimenti seri nel settore del petrolio e del gas in Nigeria diventano improbabili.
Dangote stesso ha espresso preoccupazione per la fornitura di greggio, i tassi d'interesse elevati, i tassi di cambio sfavorevoli e le manipolazioni delle compagnie petrolifere internazionali. La Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC) si è anche avvalsa della sua quota del 20% prevista nella raffineria Dangote.
Tutti i segnali indicano una guerra fredda tra Dangote e Tinubu, che ostacola le prospettive di investimento. In quanto investitore, mi importa meno del potere politico e più della raffineria a beneficio del pubblico. Il governo federale della Nigeria sta sabotando inavvertitamente questo progetto critico? È una domanda che merita un'attenzione urgente.